LE CERAMICHE DI DIEGO

Come nasce il desiderio di avvicinarsi alla creatività artistica e manuale? Sembra una domanda oziosa, ma non lo è se si pensa che Diego Pericoli è farmacista e nella sua vita è stato anche veterinario. Naturalmente non c’è una risposta a questa domanda, almeno non c’è una risposta in assoluto. Chi scrive, chi dipinge, chi scolpisce, chi fa ceramica sa bene quando ha “cominciato”, anche se non si sa il perché. Non è importante saperlo. Ma Diego mi ha raccontato di aver visto i ragazzi delle medie che imparavano a lavorare la ceramica dalla moglie, Dina Del Curto, e di essersi detto: “Se lo fanno i ragazzini, lo posso fare anch’io”. A me piace pensare che la scoperta della possibilità di creare possa essergli derivata da un’antica spinta, inconscia: le medicine curano; io risano gatti  e cani, piccoli animali. Dunque posso creare. Diego Pericoli da anni crea tartarughe, elefanti, oche, uccelli, gatti, maschere di varie etnie e di varie epoche, soprattutto di ascendenza orientale. Le specchiere, le cornici, di varie dimensioni e fattura, di vari colori (antracite da sembrare ferro battuto, dorate da far pensare a preziosi ex voto, per esempio), baroccheggianti, con ricci e controricci; mensole di diverse dimensioni, con alzatine o con alzata. Bisogna osservarle a lungo queste ceramiche per vederne il lavoro, la composizione, la ricerca sul colore, le incandescenze anche dei colori tra i ricci delle cornici, sulle maschere lì dove si rintracciano antichi guerrieri, ancestrali spiriti (più protettivi che punitivi). Più recenti capi-villaggio, uomini che si abbellivano (o si nascondevano) per cerimonie religiose che santificavano un passo privato. O maschere da gioco, da girotondi intorno ai fuochi, da nascondini senza il buio o il muro o la siepe! Si deve osservare queste ceramiche per vedere la modularità sulle piume degli uccelli, sulla pelle degli elefanti (alcuni piccolissimi), per intravedere lo scatto dei gatti, la vivace autonomia di altri animali. Se, come ha detto Diego Pericoli, questo suo desiderio di ceramica è nato da un’emulazione, forse ha un senso che sia nato dall’emulazione dei bambini: un voler ritrovare nelle cose e negli oggetti, negli animali, quella loro intrinseca forza che si lega così bene all’energia che mentre cerca la sua via in un modo del tutto inconsapevole – è il caso dei giovanissimi – cerca anche il modo e il luogo per dare corpo alle sensazioni più profonde e alle emozioni che costituiscono in definitiva, il fulcro della vita di tutti noi.

E della ceramica, così piena di inventiva e di lavoro e fantasia, di Diego Pericoli.

 Maria Lenti

                                                                                                        Galleria Di Diego

 

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